FRANCESCO MAINO

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FRANCESCO MAINO

La penna più veloce (e caustica) del Nordest

Francesco Maino (1972, Motta di Livenza) È nato nel 1972 a Motta di Livenza, nella Marca Trevigiana. Oggi risiede a San Donà di Piave e fa l'avvocato penalista a Venezia. Cartongesso (Einaudi 2014), premio Calvino nel 2013, è il suo primo libro, cui segue Ra-ta-tu-ja. Parole alla prova (Ronzani editore 2016). Nel 2023 Italo Svevo pubblica I morticani, romanzo presentato al Premio Strega da Maria Teresa Carbone.

ALESSANDRO ROSSETTO

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ALESSANDRO ROSSETTO

Alessandro Rossetto ha studiato antropologia e cinema a Bologna e Parigi. Autore cinematografico, regista e direttore della fotografia-operatore alla macchina, è produttore e docente di cinema in Italia e all’estero. Tra 1996 e 2012 i suoi film documentari Il Fuoco di Napoli, Bibione Bye Bye One, Chiusura, Nulla due volte, Feltrinelli, Raoul e Vacanze di guerra sono stati prodotti e coprodotti fra Italia e Francia, Germania, Svizzera, Finlandia. Presentati e premiati nei maggiori festival, hanno avuto distribuzione cinematografica e televisiva internazionali e sono stati raccolti in retrospettive e personali. Nel 2013 Piccola Patria è nella Selezione Ufficiale del Festival di Venezia e nelle sale dal 2014, ha avuto circuitazione festivaliera e distribuzione anche internazionale. Nel 2019 realizza Effetto Domino, nello stesso anno nella Selezione Ufficiale del Festival di Venezia, distribuito in Italia e all’estero e inserito in retrospettive e personali. Nel 2020 dirige a teatro lo spettacolo dal testo inedito Una banca popolare, poi sceneggiato per il suo lungometraggio The italian banker. È fra i fondatori dell’associazione Doc/it, membro del comitato scientifico del premio di sceneggiatura Solinas e tiene conferenze, cicli di lezioni e annualità didattiche in scuole di cinema e università europee. La Cineteca Nazionale e Cinecittà Luce hanno attualmente in corso il progetto di restauro dei suoi film documentari realizzati in pellicola.

CARLO SCARPA

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CARLO SCARPA

Carlo Scarpa, uno dei più importanti architetti e designer del XX secolo, nasce il 2 giugno 1906 a Venezia. Qui inizia a studiare all’Accademia di Belle Arti e molto presto ottiene il suo primo incarico professionale, collaborando con alcuni vetrai di Murano.

Ottiene l’abilitazione in Disegno architettonico nel 1926 e la sua carriera continua presso lo studio di Guido Cirilli, che gli trasmette l’attenzione per i dettagli e per la qualità dei materiali. In questi anni, Carlo Scarpa realizza i suoi primi arredamenti e dal 1932 al 1947 comincia a lavorare come direttore artistico della vetreria Paolo Venini, periodo in cui matura un interesse verso l’Oriente, le arti applicate e l’architettura organica di Frank Lloyd Wright. Tra le prime esposizioni quelle alla Biennale di Venezia, nel 1932 e due anni dopo alla Triennale di Milano.

La prima grande commissione arriva tra il 1935 e il 1937, quando Carlo Scarpa, allora trentenne, interviene sugli ambienti più prestigiosi dell’università Ca’ Foscari di Venezia, quelli che ospitano il Rettorato e l’Aula degli Atti Accademici. Il progetto dell’architetto, che venne successivamente modificato da lui stesso, è uno dei più innovativi di quel periodo, evidenzia l’abilità di Scarpa nel coniugare nuovi materiali con quelli preesistenti dell’edificio.

Per i numerosi interventi architettonici e interventi museografici riceve riconoscimenti prestigiosi, come il Premio Nazionale Olivetti per l’architettura e la Medaglia d'Oro ai Benemeriti della Cultura e dell'Arte, il premio IN/ARCH (1962) e la medaglia d'oro per la cultura e l'arte del Ministero per la pubblica istruzione (1962). Riceve altri importanti riconoscimenti come il premio della Presidenza della Repubblica per l'architettura (1967), e le nomine a membro del Royal British Institute of Design (1970), dell'Accademia olimpica di Vicenza e dell'Accademia nazionale di San Luca a Roma (1976). Nel 1972 diventa direttore dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia.

Le sue opere vengono celebrate con mostre personali presso le più grandi istituzioni del settore artistico culturale: il MoMA di New York nel 1966, la Heinz Gallery di Londra, l'Institut de l'Environnement a Parigi, ed infine a Barcellona nel 1978, poco prima della prematura morte.

CARLO MAZZACURATI

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Carlo Mazzacurati

Regista e sceneggiatore, nasce nel 1956 a Padova, definito da lui “il suo baricentro emotivo”. Frequenta il DAMS di Bologna. Nel 1979 realizza un film grazie a un’inaspettata eredità: ”Vagabondi” che solo nel 1983 vincerà il premio di distribuzione offerto dalla Gaumont al festival milanese Filmmaker, ma nonostante ciò non riuscirà ad essere distribuito nelle sale. Si trasferisce a Roma, dove lavora ai testi di trasmissioni televisive e inizia a scrivere sceneggiature. Nel 1985 scrive “Notte italiana”, che trasforma in film solo due anni dopo. Vince il Leone d’Argento nel 1994 con la pellicola “Il toro”. Raggiunge la popolarità con il film “Vesna va veloce”, storia di una sfortunata giovane alla ricerca di un’impossibile rivincita esistenziale. Collabora con Daniele Luchetti e con Gabriele Salvatores. L’amico Nanni Moretti lo ha chiamato a recitare in piccole parti di tre film . Nel 1999 torna ad abitare a Padova e, trovandola profondamente cambiata, va alla ricerca della profondità delle sue radici, realizzando tre documentari “Ritratti” su tre grandi anziani della sua terra: Mario Rigoni Stern, Andrea Zanzotto e Luigi Meneghello. Quasi a indagare su come rimanere limpidi e veri pur restando ai margini di una realtà divenuta complessa e distante. Nel 2007 è la volta di "La giusta distanza" vincitore di 3 Nastri d'Argento. Nel settembre 2010 “La Passione” è presentato al Festival di Venezia, la storia problematica di un regista, considerato “emergente” nonostante abbia oltrepassato i cinquant’anni. Il suo ultimo film "La sedia della felicità" è uscito nel 2013.

VITALIANO TREVISAN

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VITALIANO TREVISAN

Biografia sociale e urbana di Vitaliano Trevisan

Vitaliano Trevisan nasce a Sandrigo, un piccolo comune veneto, il 12 dicembre 1960. Cresciuto in un ambiente che riflette le complessità sociali ed economiche del Nordest italiano, Trevisan si distingue fin da giovane per il suo spirito anticonformista e la sua propensione a mettere in discussione le convenzioni dominanti.

Lungo la sua vita, Trevisan si afferma come una voce potentemente critica, diventando un punto di riferimento non solo nel panorama letterario italiano, ma anche nella più ampia arena sociale e culturale. La sua penna affonda nelle maglie di una società in continua trasformazione, dove l'individualismo e il consumismo la fanno da padroni, ma dove emergono anche fragilità umane e crisi identitarie. Attraverso i suoi romanzi, opere teatrali e sceneggiature, Trevisan affronta temi che spaziano dal disagio sociale alla disillusione politica, dal rifiuto della cultura di massa all'esplorazione delle dinamiche interiori dell’individuo.

La sua figura è quella di un disadattato, descritto come “squilibrato, asociale, stravagante, minaccioso e violento”, ma anche “sarcastico, moderno e lucido”. In questo complesso mosaico, Trevisan riesce a ritagliarsi uno spazio distintivo, diventando “la fragile e inadeguata Coscienza del Nordest”. La sua scrittura rappresenta un barlume di consapevolezza per molti, una luce che illumina un futuro che altrimenti potrebbe sembrare catastrofico e disumano. I suoi lavori fungono da rifugio per chi si sente alienato o marginalizzato, offrendo un’opportunità di riscatto a coloro che vivono in un mondo di rifiuti e fallimenti.

Il linguaggio controcorrente di Vitaliano Trevisan, caratterizzato da una destrutturazione linguistica e sociale, offre una critica feroce e continua non solo al conformismo dilagante, ma anche ai meccanismi di oppressione e omologazione tipici delle società contemporanee. Le sue opere si servono di una lucidità di giudizio e di una capacità analitica che mettono a nudo le contraddizioni del vivere quotidiano, rendendo evidente la sua assoluta indipendenza e coerenza.

Trevisan plasma i suoi personaggi e le sue storie con un’ironia straziante che, pur nel mostrare le fragilità umane, invita alla riflessione e alla consapevolezza. La portata del suo lavoro trascende dunque il piano letterario, inserendosi nel dibattito sociale e politico, e ponendosi come una critica necessaria e ineludibile.

La sua prematura scomparsa il 7 gennaio 2022 a Crespadoro rappresenta una grave perdita non solo a livello individuale, ma sociale. La mancanza di una figura come vitaliano Trevisan, con la sua capacità di demolire e ristrutturare il pensiero critico, evidenzia la necessità di ritrovare forme di resistenza culturale e intellettuale che possano controbilanciare il conformismo e l'indifferenza dilaganti.

In sintesi Vitaliano Trevisan resterà un simbolo di disagio e resistenza, un autore che ha saputo mettere in discussione il mondo che lo circondava e, in tal modo, ha offerto una possibile via di fuga per le generazioni a venire. La sua eredità è quella di un’opera intrisa di autenticità e di sfida, un invito a guardare oltre il velo della banalità quotidiana.

ANTONIO PELLIZZARI

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ANTONIO PELLIZZARI

Antonio Pellizzari, uomo di straordinaria cultura e imprenditore illuminato, rappresenta una figura emblematica nella storia di Arzignano e nella promozione della cultura italiana del XX secolo. Nato a Roma nel 1923, Antonio cresce in un ambiente stimolante e intellettualmente vivace, che alimenta fin da giovane la sua passione per la cultura e l'arte. Dopo aver completato gli studi, si unisce all'azienda di famiglia, ma il suo vero spirito imprenditoriale si manifesta attraverso un impegno costante nella promozione culturale.

Negli anni '50, Antonio Pellizzari diventa un faro di speranza e creatività per la comunità di Arzignano, dedicando le sue energie e risorse alla creazione di opportunità culturali per i suoi concittadini. È in questo periodo che nasce "La Scuola di Arzignano", un'istituzione innovativa e ambiziosa che offre corsi in una varietà di discipline artistiche, tra cui arte, musica, architettura e urbanistica. Sotto la sua direzione, la scuola attira nomi di spicco nel panorama nazionale, trasformando Arzignano in un centro di eccellenza culturale.

Antonio non si limita a sostenere l'insegnamento, ma diventa anche un protagonista attivo nel panorama musicale locale. Fondando un'orchestra stabile da lui diretto e un coro, riesce a coinvolgere e ispirare un'intera generazione di musicisti e appassionati, contribuendo a un risveglio culturale che segnerà il futuro della città. La sua visione va oltre la semplice promozione della cultura: Antonio Pellizzari crede fermamente nel potere dell'arte come strumento di crescita e coesione sociale.

La sua vita, purtroppo, è tragicamente interrotta nel 1958, quando muore a soli 35 anni. La sua prematura scomparsa lascia un vuoto incolmabile nella comunità di Arzignano, che lo ricorda con sentimenti di rimpianto e gratitudine. La sua eredità culturale, tuttavia, vive ancora oggi, testimoniando l'impatto duraturo che ha avuto sulla vita di tanti arzignanesi. Antonio Pellizzari rimane un simbolo di impegno, passione e dedizione alla cultura, il cui esempio continua a ispirare le future generazioni.

REGIONE VENETO

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Il 6 luglio 1970 si riuniva nella grande sala di Ca’ Corner il primo Consiglio regionale del Veneto, presieduto dal consigliere anziano il democristiano bassanese Giovanni Bottecchia. Primo presidente del Consiglio verrà eletto Vito Orcalli e primo presidente della Giunta, ad agosto, il veronese Angelo Tomelleri.

Sin dalla prima seduta è evidente il sentimento autonomista trasversale alle forze politiche, con l’eccezione dell’opposizione missina e, più smorzata e di diverso tenore, del Partito Liberale. Le cronache narrano di un Veneto percorso da forti tensioni in una terra dove non s’era arrestato, anzi, l’esodo dalle campagne, dove non s’era ancora diffusa la piccola e media industria e il terziario era ancora in via di sviluppo. Rispetto alle altre aree del Paese, il Veneto scontava ancora una certa arretratezza economica e un ritardo infrastrutturale, ciò non di meno la maggioranza dei consiglieri credeva fermamente nell’autonomia e nell’autogoverno nella convinzione di poter dare risposte adeguate alle domande emergenti dalla società veneta.

La speciale commissione Statuto composta da una ventina di consiglieri e presieduta da un giovanissimo Marino Cortese, affiancato dal professor Feliciano Benvenuti, uno dei massimi studiosi del Diritto costituzionale in Italia, presenterà al Consiglio regionale già il 3 novembre uno schema di statuto che verrà approvato il mese successivo, il 4 dicembre, con 47 voti a favore e uno solo, il missino, contrario. L’articolo 2 di quel testo recita: “L’ autogoverno del popolo veneto si attua in forme rispondenti alle caratteristiche e tradizioni della sua storia. La Regione concorre alla valorizzazione del patrimonio culturale e linguistico delle singole comunità”. Il segnale è chiarissimo: si parla di caratteristiche specifiche della storia e delle tradizioni del popolo veneto che dichiara il proprio diritto all’autogoverno.

REGIONE VENETO

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REGIONE VENETO

WWW.REGIONEVENETO.COM

Veneto Regione dell’Italia nord-orientale (18.399 km2 con 4.879.133 ab. nel 2020, ripartiti in 568 comuni; densità 266 ab./km2) compresa fra le Alpi Carniche a N, il Trentino-Alto Adige e il Lago di Garda a O, il Mincio e il Po a S, il Mar Adriatico e il Friuli-Venezia Giulia a E. Il capoluogo di regione è Venezia.

REGIONE VENETO

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Veneto Regione dell’Italia nord-orientale (18.399 km2 con 4.879.133 ab. nel 2020, ripartiti in 568 comuni; densità 266 ab./km2) compresa fra le Alpi Carniche a N, il Trentino-Alto Adige e il Lago di Garda a O, il Mincio e il Po a S, il Mar Adriatico e il Friuli-Venezia Giulia a E. Il capoluogo di regione è Venezia.

REGIONE VENETO

La regione Veneto conta circa 4.852.216 abitanti al 31 dicembre 2023. Le città principali, per numero di residenti, sono Padova, Verona, Vicenza, Treviso, e Venezia.

Ecco una lista delle principali città venete con il numero di residenti:

Padova: Circa 209.829 abitanti.

Verona: Circa 255.126 abitanti.

Vicenza: Circa 112.198 abitanti.

Treviso: Circa 83.950 abitanti.

Venezia: Circa 249.274 abitanti.

Rovigo: Circa 51.625 abitanti.

Il Veneto è una regione con una popolazione distribuita in modo non uniforme, con una maggiore concentrazione nelle province di Padova e Verona, che insieme rappresentano quasi il 40% della popolazione totale.